Riprogettiamo i nostri quartieri

Quadrante Malagrotta – Massimina – Casal Lumbroso: dobbiamo imporre un dibattito che non sia centrato tutto sul tema rifiuti/discarica. La parola d’ordine deve essere riqualificazione e creazione di nuovi servizi. Infatti siamo di fronte a un’area con un’età media che si va via via abbassando, eppure mancano servizi sociali. Mancano collegamenti importanti, nonostante sia da anni in cantiere la fermata del treno.

Attenzione: ritengo fondamentale ribadire che la battaglia è di portare avanti il post mortem della discarica e tutelare l’area da ogni altra nuova speculazione, ma oltre a questo dobbiamo battere con forza sul concetto di riqualificazione ambientale e di recupero delle cave e delle aree ex industriali. Dobbiamo richiedere a livello cittadino una coraggiosa sia pure graduale politica per portare Roma in cinque anni alla chiusura del ciclo dei rifiuti al 95%, come anche ribadito dal Programma di Gualtieri come candidato Sindaco.

Dobbiamo prendere scelte coraggiose, come quella sulla stazione Massimina già citata, ma anche politiche più semplici: penso a Colle Aurelio e al quadrante Aldobrandeschi/ Vignaccia/ Villa Troili, aree in grande sviluppo che hanno a poche centinaia di metri un punto di snodo fondamentale come la Stazione Aurelia, la quale tuttavia risulta essere inaccessibile per chi vuole raggiungerla a piedi o in bicicletta. Qui dobbiamo impegnarci a terminare il collegamento ciclopedonale da Colle Aurelio alla Stazione, e rendere quest’ultima più confortevole e accessibile per chi la vuole raggiungere da altre aree.

Pisana – Bravetta: per completare la connessione occorre potenziare il collegamento dell’area in esame, insieme al quadrante Pisana – Bravetta, con la stazione Metro A Cornelia, immaginando una navetta che unisca la stazione con la metro stessa. Pisana – Bravetta è un’altra area in grande trasformazione. Si tratta di zone che stanno di fatto superando il loro stato di quartieri periferici e hanno iniziato a “volgere lo sguardo” verso il centro.

Se è vero che mancano luoghi di aggregazione adeguati, vie di comunicazione, spazi culturali etc., è pure vero che ci sono delle possibilità in campo mai viste prima. Pensiamo all’intervento del Residence Roma o al Piano di Assetto della Valle dei Casali.

Una particolare attenzione verrà data agli storici luoghi di aggregazione del quartiere che la pandemia ci ha fatto riscoprire come punti centrali, come ad esempio le edicole. Di concerto con realtà associative e imprenditoriali promuoveremo progetti con l’obiettivo di recuperare e valorizzare questi presidi locali. Ripensarli in ottica di sostenibilità sociale e ambientale, permetterà a questi fulcri di socialità di diventare esercizi di prossimità e potersi sviluppare e rilanciare.

Residence Roma: completare l’opera permetterebbe finalmente di superare quegli orribili scheletri che rovinano il panorama, ma anche di avere spazi socioculturali adeguati a un quartiere in crescita.

Valle dei Casali: dare esecuzione al Piano di Assetto della Valle permetterebbe di avere servizi sportivi e di sfruttare il verde come vera e propria infrastruttura urbana “leggera”. Se infatti vogliamo cambiare la città, dobbiamo farlo anche dando la possibilità ai romani di muoversi in modo diverso, creando percorsi ciclopedonali interni ai parchi, così come è previsto il collegamento tra Bravetta e Villa Pamphilj passando proprio per la Valle. Immaginare questa destinazione per l’area più esterna del nostro Municipio, vuol dire cogliere finalmente un cambio in atto e governarlo in continuo ascolto e dialogo con i cittadini. Dobbiamo chiedere alla Città metropolitana lo sgombero effettivo degli abusivi che occupano ettari di proprietà pubblica della riserva naturale, al fine di ampliare il Parco di Forte Bravetta e di consentire l’istituzione di orti urbani.

Monteverde – Colli Portuensi – Donna Olimpia – Porta Portese: anche le aree più strutturate (Monteverde, Colli Portuensi, Porta Portese) hanno visto negli ultimi anni un peggioramento dei servizi essenziali. Pensiamo all’area di Porta Portese. Di sicuro va finalmente trattato il mercato come un’opportunità e non come un problema, facendo un censimento serio e coraggioso degli attuali operatori e investendo su un brand che attiri turisti e permetta al mercato delle pulci più antico di Europa di tonare a volare. Siamo di fatto nel centro della città, con un patrimonio demaniale non utilizzato che versa nel degrado.

Questo deve essere il quinquennio della svolta: quell’area deve diventare polo culturale, sociale e di sviluppo come riferimento dell’intera città. Progettiamo un serio piano per l’apertura dell’area verde all’ “ex sfascio” che garantirebbe accesso anche al Tevere, per il recupero dell’Ex Arsenale (in atto), dell’ex hangar in via delle mura Portuensi e di Piazzale Flavio Biondo a Stazione Trastevere. E poi immaginiamo di creare collegamenti con i servizi al di là del ponte (l’Università Roma Tre, il Campo Testaccio etc.), che se anche non sono nel nostro Municipio possono contribuire a creare una chiara identità alla zona.

C’è un’idea dietro i luoghi di aggregazione di Monteverde e non solo: quella di renderli punti di incontro sicuri e confortevoli, anche qui adeguati con i tempi. Istituzionalizzando convenzioni con studi del territorio o con le Università, dobbiamo riprogettare le nostre piazze e crearne di nuove. E dobbiamo rendere anche i nostri mercati luoghi di incontro adeguati.

Mercati: di quello di Massimina non c’è traccia; i lavori del mercato di Bravetta sono iniziati da poche settimane dopo che i fondi erano stati assegnati da circa dieci anni; Piazza San Giovanni di Dio attualmente è solo un progetto su carta (peraltro non discusso con la cittadinanza); il mercato di via Niccolini di Monteverde Vecchio è fermo al palo e non è stato fatto assolutamente nulla. I mercati sono punti di riferimento, oltre che luoghi di lavoro per centinaia di concittadini, ma bisogna avere coraggio e idee adeguate per recuperarli.